Anima - Roby Facchinetti

Anima

Sara’ per te

Sará per te ogni guarigione
da un vecchio malanno
E ogni nuova canzone
ogni prossimo anno
Sará per te l’ avventura che propone una sfida
Ma occhio alla coda
Che in nessuna porte che sbatte si chiuda
Che sempre e per sempre di piú mi succeda
Di sognarti e dipingerti nuda!
Sará per te questa vita che piú sbaglia piú riesce
questa voglia che piú invecchia piú cresce
Sara per te questa corsa nei sacchi sul mondo
Che pattinando sui sassi ridiamo cadendo
Sará per te il mio pistone del cuore
Darti ragione sa hai torto, buffone d’amore
Ma é una partita a ping pong
ogni mia gelosia
se tu tirassi e io no, mai saresti piú mia
Ma sono un arco diritto che adora l’opposto
Sogno un felice Natale ogni Quindici Agosto

Saffiche di vento

La poesia non é un’arte nobile
é un instabile malattia
sparge la foglia agonizzante
su una compagna disabile in amore
la spoglia in modo ilare e volgare
lei che sognava il bagno
invece d’asciugarsi il cervello
In quel cazzo di stupido mare
Dove l’aria ti fischia in mezzo al naso
Dice la santa lesbica a ció che resta
di una madonna da buttare via
Il fegato l’ho speso
Per cucinarti curry e fantasia
E poesia vuol dir spaccarci il cuore
Facendo finta di chiamarci amore
L’oro é finito, respiriamo yprite
Scusami amore mio, siamo finite
Noi con le nostre code di sirene
Stelle e catene, bamboline oscene
La poesia ogni tanto non fa bene
Ma siam ragazze pazze e non balene
Tracanniamo rancori e vino rosso
Fiorellini e sassi aguzzi
Per piangersi addosso
La poesia é un osso per tutti i cani
ll fosso dei suicidi.
Tutti han paura di VIRGINIA WOOLF

Di qualunque amore possibile

Quando l’aria sará bella
dopo quella cattiva
quando avremo pagato la cuenta
quel giorno stai pronta
per tutti i piú grandi Me Stessi
Tra parole scomposte, tombini inciamposi e scorregge tonanti
che gli gnomi e i giganti, i playboys, i pagliacci che io
intérpreto e sono,  perdano un capello per ogni mia vergogna,
Io, rogna della mia storia, inossidabile bestia sfigata
quasi indegno di perdóno o memoria
parando un rigore imparabile
ho imparato a imparare
Lascia pure che tutti i Me che puoi nutrire
sbuffoneggino, yes, tra gloria, dolore e concerti
Certi pazzi sanno amare di ogni amore possibile!
Ho capito il tuo sonno da sposa, bellezza profonda
non sfondar materassi
non slegare la strega di notte.
Il tuo bel dormire va visto da sveglio
che bella rarissima cosa! Chi chiede di meglio?
E quindi sputiamo piú fiato, soffiando nell’aria
sbrodolando pensieri, i piú molli e i piú duri
e a sbriciolarsi sia solo e soltanto
la disattenzione in amore
Spacca la cinghia, che mi crolli il balcone del cuore
togli tutto quel tot che non serve
che rimanga lo spazio per vivere senza morire
ed io balleró tutto il ballabile e pensando per te
l’impensabile ti ameró
di qualunque mio amore possibile!

E’ Nato

E’ nato improvviso lieve come le tracce dei giorni cattivi
sulla tua bella primavera
E’ nato allegro e spiegazzato e veloce
come il progetto di un film
E’ nato affamato egoista incosciente e intelligente
impaziente di morsi e parole
Lui, goloso e geloso,
é nato dalle isole calde della nostra pelle
Meno male che é nato sano e che ci assomiglia
meno male che c’eravamo a dargli da mangiare
a dargli da sognare…
Amore cosí nuovo, inaspettato
liscio come una banconota mai spesa
sconosciuto come il domani
amore per gioco e per stare al mondo
Amore cosí tuo e cosí mio
che non ce n’é piú per nessuno
amore sfrontato, spalancato alle stelle
amore chiuso nel guscio ribelle del futuro
Amore grazie di te
La vita puó essere anche molto leggera…

Chiedersi scusa

Anche se c’é chi disse che amare
vuol dire non chiedere mai scusa
non cerco mosse o cotromosse da puffo
sarebbe un tuffo nel banale
mentre tu sei la mia fata fatale e prelibata
capricciosa Dea Iside incazzata
tu, sempre piú Sposa Reale
Forse sono un bruto, un curdo sordo, un cartone animato
un ignorante che fa il professore
un cavallo da macello, un’ambulante fastidioso
ma ti amo come il bruco nella mela
come un dito ama il naso
come il vento nella vela
Sono il povero vecchio novencento
che si pela per passare dal buco del tempo
e diventare il duemila
ti ringrazio senza fiori recisi
di tutto quello che mi hai dato
dello strazio e dei regali improvvisi
delle pasticche per l’alito fetente
e del bel panorama dietro l’ultimo bottone
del tuo pigiamino ardente
Se poi io sono
un buffone con l’estrogeno impazzito
il pagliaccio che fa piangere, l’omaccio cialtrone
onnisciente e malvivente
se la mia antenna mentale é soltanto
un tappo su un fiasco vuoto
se queste sono
parolone parolacce e spazzatura senza tracce di luna
non amarmi piú
come purtroppo o per fortuna
só che sai amare tu
Troppo amore fa scoppiare i ranocchi e viene al mondo un mostro rosa
Ma se invece il concetto é tutt’altro, spalanca occhi e bocca
e la ventosa golosa gelosa ansiosa e meravigliosa
in mezzo al bosco che conosco
dove il trapano affannato del mio cuore si riposa
Poi solo gli imbecilli non si chiedono mai scusa

Mani

Non ho mai avuto gambe veloci,
dita svelte e feroci a ferire il nemico
ho colpito un amico per sbaglio
un piccolo taglio su uno stupido davanzale
il nipote del prete
con una zuccata per caso, grattandomi il naso
il cervello magari é un po’ meglio
Con le orecchie mi sveglio, sono bravo a imparare
e queste mie mani, mai furono belle
come piace alle donne
ma un’utile band di dieci sorelle Che hanno aiutato
il cucciolo insonne A costruire di carta, di colla e segatura
con chiodi pestati per strada
limatura di sogni, e chiacchiere e sevizie
al mio gatto
le colt 45 di B.Cody e Custer
e gli archi delli indiani
Casa, dolcissima casa Bologna, e bottega del nonno
spartano di poche parole, nonna bionda come un sole appassito
Io mite bambino giocando, sempre meno pregando
E sempre piú sognando
e quando fu il tempo, scrivendo e anche suonando
Le mani hanno preso marciapiedi e padelle,
schiaffi da bacchette e da sportelli di pullmini
I pulcini hanno le gambe corte, Negrini
Time goes by e non hai piú vent’anni
Ne trenta ne cinquanta
Ieri ho provato i miei strumenti
Col pianoforte facccio mediamente finta
Le chitarre digrignano i denti
La grinta é piú sudore che acqua
Le dieci mie vecchie sorelle
A fare un barré, una mossa d’accordo carpiato
Emetton rumori sinistri
Ma per scrivere bastan due dita
E in quello, per ora
Ancora non faccio disastri

Saltimbanchi e Leoni

Saltimbanchi e leoni vengono verso i fuochi,
mentre Venere scorta la Luna all’altare del sogno
ma non ti basta questo?
Anche alla festa del nemico peggiore
nessuno di noi sparerebbe un colpo
E chi lasci sull’altra sponda?
I soliti piccoli stupidi barabba
Allupati e charmant
cuoricini firmati
da scarse madri
Senza passi troppo lunghi
su cui tornare
né terra né fuoco ne labbra
né sangue da scambiare in battaglia
pigramente in ombra senza toni da esagerare
senza conti da rifare
negli specchi che riflettono altri specchi
Sbatti sullo scudo il tuo sesso migliore
Va in giro nudo e ruggisci d’amore
Parcheggiati di traverso
Lei vuole la moto di un amante
che non si nasconda piú

Le cose

E intanto le cose sono
stanno essendo
saranno
finché ci serviranno
e non si chieda loro di respirare!
Magari anche lo fanno
ma di nascosto, per poco
e non sempre per noi,
Care piccole, dure, colorate
immobili cose, tu oggettino raro
cosa vuoi, cosa volete,
fulgenti e piú appesi che arresi
magari puttanate giapponesi
della nostra vita
Sapessimo noi come voi
pesare
ogni giorno
gli stessi grammi contro la terra nuda
Non vi va di passare di moda
con volgare preziosa dignitá
Bravi oggetti
che possiamo amarvi disperatamente
e poi tranquillamente
vi buttiamo via

Impiccarsi alla luna

Se vuoi sparisco, se ti faccio orrore
puoi rifarti la facciata
l’enorme cozza si tappa nel guscio,
il somaro servomuto che, in foto, é meglio prenderlo di schiena
il colpevole di tutto
deve sparire di scena
progetto interessante, impiccarsi alla luna
se ce n’é ancora una
C’é in giro abbondanza di stirpe umana sana
allevata a psicologici prodotti naturali
Annusano il mondo in cagnesco
e sudano a muso duro e sorridente
a pugni chiusi, con l’alito fresco
sempre in forma, care dolci creature moderne
Io so emettere solo melensi ruttini d’amore,
ho tarme e locuste sul cuore
Con le tasche sfondate, il poco é meglio del niente
l’unghia sporca é nutriente
Sparire,
visto che sono un guasto
nel tuo impianto d’amore
un gusto da dimenticare
Se poi sono un bambino fallito o un cartello sbiadito
un bombardiere bombardato
un carro armato arrugginito
come puoi avermi amato?

Da quel che resta di me

Come dormi bene sulle tue guance
come scricchiola viva la notte
come ci si abitua a tutto!
Il tempo é rotondo
e lo facciamo suonare
sempre piú vicini
palla al centro nel buco del disco
dove finirá la canzone
Peccato
che la puntina saltasse
proprio quando ballavamo cosí bene
Piccoli graffi
-come fa a non cadere costui
da quella sua grande imbattibile luna matura –
dissero certi lodatori filosofi scrocconi

VIA DAL TAMBURO

Scappa da quel tamburo
Forsennato Show
L’anima in trappola sotto le macerie del corpo
Due bucce di un’unica banana
Domani é un altro ieri
Il lupo e la tana
La bambina gli mostra la luna
Anime incaute
cuori in offerta speciale
Anime altrove Cuori bugiardi
alla periferia del mio cuore
Non puoi spiegarmi la mia vita
Mi scuso in tre parole, sono un uomo
Sei nella mia vita piú che nella tua
Partire non é sempre andare via
Non serve urlare x dire ti amo
L’amore se risponde
dice la veritá
Con cosa fa rima il silenzio?
L’anima dov’é, chi l’ha nascosta?
Forse non so chi sono ma so chi non sono
Non fatto abbastanza per vivere sottovoce
Accendi la luce
Ti porteró in un mondo dove manchi solo tu
In paradiso su aeroplani di carta
Ho sempre un piano preciso e dettagliato per sbagliare strada
Mi disintegro se rallento
Chi é dentro l’acquario e chi fuori?
Cominceremo sempre a nuotare
appena arrivati
Perderai l’ombrello, la pazienza, il treno,….
Qualcuno dovrá pur farlo il buco nei CD
Lascia il mestiere a chi rimane qui
Greggi di capre con le corna uguali
lampadine di vecchi natali
soli come giornali di ieri che la gente dimentica al bar
come juke box sulla spiagga d’inverno
Guardare fuori da una finestra finta
Scopare le reciproche solitudini
Sembra che il tempo inchiodi le porte
perché si nasce bene da chi sapeva amare
tirati su di peso e credeva
di non saper nuotare
E far si che di noi ci si possa fidare
La coperta é calda ma sempre un po’ troppo corta
Prendi a schiaffi i fantasmi, non imitare gli orgasmi dei film
Mi strafogo di te, dello smalto effervescente dei tuoi occhi
Dei rintocchi violenti di noi due, scampanio di corpi
C’é una finestra fra noi e il mondo
Amare d’amore di carne e di cuore di debiti e di gelosia
di rabbia, di pensiero e d’istinto animale
Di carezze senza guanti
complicitá ,smania, rinascere
Nudi sotto la luna in una culla
Che bello pascolare nel nulla
piú vicino al mare

GONZAGA

Vi guardo allontanarvi x mano verso scuola
io impalato all’angolo col bassotto che vorrebbe seguirvi;
vi fermate un paio di volte, Ginny vuol salutare ancora,
come per assicurarsi che io la stia ancora guardando
mentre lei guarda ancora me..
Mi commuove ogni attimo scorgere la cura paziente, l’abnegazione che hai per lei.
Che capolavoro la sua sfrenata allegria.
Roba tua, e t’invidio: Hai dei sogni con lei e lei con te,
Dalla tua testarda tenerezza é cresciuta ninnolo x ninnolo il suo caratteraccio,
la sua cameretta, le sue gonne che fanno sempre la ruota
ma lei si dispera per aver smagliato quel collant che era cosí bello!…
Tu stai prodigando piú di quanto é umano x lei,
mentre io stento a fare la mia minima parte.
Io ho questa famiglia che non mi merito
e di cui dovrei essere all’altezza.
Base per quanta altezza?
incubi, che affogo nella pancia come ratti rabbiosi
perché non vi mordano
perché é roba solo mia
Xrché non posso nemmeno pensare
che la minima mensola del vostro piccolo grande universo possa vacillare,
che Gin deva un malaugurato giorno fare il bagno da sola in una vasca piú stretta
dove il suo papá non ci sta piú.
Adesso devo solo scrivere canzoni xché é l’unica cosa che so fare bene.
Un display bianco e un po’ di solitudine forse fanno farneticare.
Ma guai alle cure vigliacche di quel mio non lontano passato.
Mi avete strappato fuori vivo, in quelle sabbia mobili non ci voglio tornare
Se il mio inutile capoccione ogni tanto scappa a dormire, chiedo perdono.
Meglio Pensionetti che farsi vedere piangere. I malanni, le patenti stracciate
, gli sfratti, le figlie scomparse, le ubriacature segrete, i miei vecchietti
che sono ormai al cancello d’uscita.
Altri corvi fan festa
sulla mia testa di imperatore degli sprechi.
Ma é tutto fortunatamente un passo indietro rispetto a voi.
Se la vita mi dará ancora un passaggio,
sará solo x aspettare con gioia i vostri passi sulle scale
mentre Leo scodinzola e abbaia.
Perdona la mia rabbia a volte.
Sto scoprendo molto tardi un nuovo tipo di amore.
Non fatto di belle speranze ma di un dito nel buco della diga
sperando che la piena smonti e non mi si allaghi il cervello
Mai prima d’ora avevo pensato sinceramente
che per qualcuno valesse
la pena di dare la vita.

Sgrugnando

Sulla mia pizza a forma di cuore
si avventarono i saggi, gli ultimi a pensare
i primi a sbranare
Tu non dire, non fare, baciare,
no lettera o testamento
Vai pure col charter del coro dove devi andare, io dico
Dormi con loro e come loro
e poi domani
suonali forte i campanelli e poi scappa
bagnata e ubriaca
di tutte le nostre private e pubbliche lacrime
come se non ci fosse che piangere
Lasciaci tutti in mezzo alla strada
me e i miei vari me stessi
come se non ci fossi che tu
perché purtroppo ci stai essendo soltanto tu
Salvate il mio prossimo amore
da quel che resta
di me…

5 Comments

  1. Valerio sei stato il piu grande di tutti. Mi piace ricordarti usando le tue parole ” poi se ne andò via nel modo che io sapevo già…passava un taxi lo prese al volo abbi cura di te pensai da solo…”

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  2. FATE NUOVI AMORI FATE NUOVE GEOGRAFIE SENZA CATTEDRALI GENERALI E NOSTALGIE SENZA PIU’ BANDIERE MAI E CHE QUESTO SOLE SIA CON VOI.

    SOLO VALERIO POTEVA SCRIVERE QUESTE PAROLE SEI UN GRANDE VALE.

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  3. ROBY GIA’ AVEVO AVUTO IL PIACERE E L’ONORE DI LEGGERE QUESTI SUOI SCRITTI. VALERIO AVEVA UN BLOG DOVE RACCONTAVA DI SE’, DOVE SCRIVEVA. LEGGENDO I SUOI SCRITTI MI FACEVA RIFLETTERE E A VOLTE SORRIDERE. SOLO LUI SAPEVA TROVARE LE PAROLE. ME NE RICORDO UNA IN PARTICOLARE CHE MI COLPI’, PARLAVA D’AMORE, ANCHE SE NON E’ UNA NOVITA’, MOLTI SCRITTI DI VALERIO PARLANO D’AMORE. RICORDO SOLO IL TITOLO: “C’E’ UN MOMENTO”., MA QUELLE PAROLE MI RITORNANO SPESSO ALLA MENTE IN MODO CONFUSO MI PIACEREBBE CHE LA PUBBLICASSI.

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  4. Grande Valerio! ogni 4 maggio (o giù di lì) mi fermo un attimo a pensare già perché io so chi sei solo attraverso le tue parole, non ho avuto la fortuna di parlarti ma tu parli a tutti ancora adesso con le tue poesie che ci aprono l’anima. solo tu riesci a plasmare le parole che giocando insieme creano un sogno ciao Valerio brilla sempre in quel cielo che hai così tanto cantato.

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  5. Sconfinano le idee oltre la linea dell’assurdo e ritornano come boomerang, sconsolate e perse, smarrite nei perché di negazioni illogiche.
    E’ la poesia di Valerio.

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Grazie per il tuo messaggio, verrà letto al più presto.
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(MESSAGGIO) Messaggi generici.

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